Presentazione

Presentazione

Un giorno a scuola, in seconda media, mentre seguivo distrattamente una lezione, manipolavo un pezzo di plastilina “Pongo”.

Probabilmente era una lezione di storia e il professore deve aver parlato di qualche guerra, per cui mi venne naturale modellare un cannone, lo feci non grande perché non si notasse. Mi avanzò così ancora della plastilina per cui feci anche un artigliere e lo misi accanto al pezzo nella posizione dell’attenti.

Avrei voluto realizzarne un secondo per metterlo in un’altra posizione, ma non avevo più plastilina sufficiente, per cui mi benne l’idea di cambiare posizione all’artigliere che avevo realizzato e lo piegai nell’atteggiamento di caricamento del cannone e ne rimasi folgorato……., quel soldatino sembrava quasi vivo, potevo infatti fargli assumere tutte le posizioni necessarie all’approntamento del cannone fino a simularne il fuoco.

Era appassionato ormai da molto tempo di soldatini.

Avevo cominciato a otto anni quando, andando a trovare un mio amico, questi mi invitò a giocare con il suo esercito di indiani e giacche blu. Questi erano fatti di una particolare pasta indurita dipinti a mano. Non costavano poco, ma comunque molto di meno di quelli di piombo. Naturalmente erano estremamente più fragili ma, come quelli, riproducevano i soldati in atteggiamenti diversi e, naturalmente, fissi.

Ora invece questo soldatino mi apriva un nuovo mondo.

Quel giorno non devo aver studiato molto, perché a sera avevo già realizzato 30 soldatini di cui 20 fucilieri e 10 artiglieri, più 3 cannoni. Ogni soldatino era alto 3,5 cm, equipaggiato con fucile, elmetto o bustina, zaino, bombe a mano e giberne per le munizioni.

A costi minimi e in poco tempo avevo costruito un esercito più numeroso di quello tradizionale, che si era formato lentamente a due o tre pezzi per volta in occasione della befana, o a Pasqua o per il compleanno.

Iniziò così l’epopea del mio esercito di pongo.

Coinvolsi rapidamente alcuni miei amici e anche loro rimasero entusiasti di poter realizzare facilmente dei numerosi eserciti, con sempre maggiore ricchezza di accessori: cannoni, mitragliatrici, mortai ecc.

I soldati non avevano una divisa storica, ma una divisa ed equipaggiamenti che si ispiravano all’esercito italiano degli anni ’60!. I gradi dei miei ufficiali da maggiore in su hanno infatti il filetto d’oro intorno alla spallina e non la più recente corona turrita. Il colore della divisa era di un grigio tendente al marrone, ed avevano elmetti o qualche bustina. Qualche ufficiale aveva il berretto con visiera.

Per realizzare gli scontri si dovevano però elaborare delle regole.

Fu deciso che per determinare se un bersaglio era stato colpito i colpi sarebbero stati delle palline di pongo tirate a mano addosso al bersaglio dal posto ove era piazzata l’unità sparante.

Ogni arma aveva potenza diversa e la gittata, per comodità, era calcolata in base alle mattonelle dei pavimenti, di circa 20 cm. l’una:

pistola 1 colpo fino a 1 mattonella

mitra 3 colpi fino a 2 mattonelle

fucile 2 colpi fino a 3 mattonelle

mitragliatrice 4 colpi fino a 4 mattonelle

bomba a mano 1 colpo fino a 1 mattonella raggio esplosione 5 cm

mortai 1 colpo fino a 4 mattonelle raggio esplosione 5/7 cm

cannone 1 colpo fino a 10 mattonelle raggio esplosione 10 cm

I soldati erano morti o feriti a secondo di dove erano colpiti.

Per calcolare il raggio delle esplosioni si usava un piccolo decimetro.

Il movimento massimo a piedi era di una mattonella a turno, occorrevano due uomini per spostare e usare un’arma pesante e tre per un cannone che al massimo si muoveva di 1/2 mattonella. I veicoli si spostavano di 3 mattonelle.

Per simulare la logistica ogni soldato portava un limitato quantitativo di pongo ad uso munizioni (le mie giberne), da cui si ricavavano i colpi, Le unità avanzate necessitavano così di rifornimenti che o erano portati da altri soldati che però non potevano fare azioni a fuoco o da automezzi (campagnole o camion) che erano però facili bersagli dell’artiglieria nemica.

Inoltre i soldati per andare all’assalto dovevano avere un ufficiale, anche ferito, nel raggio di una mattonella.

Si giocava a turni alternati

All’inizio si sparava con solo alcune unità: si poteva sparare con tre uomini o tre armi per volta.

Ma questo sistema avvantaggiava troppo l’attaccante i cui assalti in massa non potevano essere arrestati.

Si optò allora per l’opposto: far fuoco con tutto ma ciò risultò presto anch’esso eccessivo, venendo avvantaggiato troppo chi era in superiorità numerica, normalmente il sottoscritto.

Io infatti procedevo a leve militari sempre più massicce e potevo ormai vantare ben 2 battaglioni di fanteria ognuno su 2 compagnie, ognuna su 2 plotoni (80 fucilieri in tutto, più 20 artiglieri con 6 cannoni, tutti diligentemente acquartierati in comode scatole di camicie.

Le truppe dei miei amici viceversa ricevevano micidiali falcidie. Non avendo la mia accortezza nel riporli subito via, venivano ammassati in fosse comuni nella pattumiera dalle madri spazientite per tutto quel pongo sparso in terra.

Noi infatti trasformavamo i pavimenti delle nostre case in campi di battaglia, libri e soprammobili vari sparsi per terra rendevano il terreno ottimale per agguati, avanzate protette e trincee.

Adottammo infine una nuova regola che mi sono ritrovato da grande in ASL: chi spara non si può muovere, il fuoco precede il movimento. Come condizione di vittoria uno doveva, di norma, occupare una postazione in mano al nemico e mantenerne il possesso fino alla fine dello scontro; in pratica fino all’annientamento dell’avversario, questi infatti, pur di non perdere rinnovava gli attacchi fino all’ultimo uomo.

Questa regola mi portò pian piano a elevare a tre plotoni gli affettivi di ogni compagnia; mentre i primi 2 plotoni si alternavano nell’avanzare e nel coprirsi a vicenda, il 3° munito di mortai e mitragliatrici contribuiva alla copertura dei due.

Questa tecnica mi diede risultati eccezionali non riuscendo i miei amici a contrapporvi strategie adeguate.

Purtroppo i trasferimenti delle famiglie e vicende varie mi lasciarono quasi senza contendenti, fatto salvo un mio cugino che abitava però lontano.

Non sempre però le cose mi andavano bene. Ho subito anche amare sorprese. Una volta mi ero portato in vacanza, al mare, un’aliquota del mio esercito per giocare, come tutti gli anni, con un mio amico.

Schierate le truppe iniziamo il gioco. Rapidamente la mia artiglieria spianò la sua e le fanterie cominciavano ad avanzare, quando ricevetti una brutta sorpresa. Da una postazione posta sulla spalliera di una poltrona appoggiata alla parete cominciò a sparare un cannone, tra l’atro fatto molto bene, facendo scempio dei miei fanti. Subito protestai per la posizione irregolare del cannone, ma lui ribattè che non avevamo mai posto alcun limite al piazzamento delle truppe ed essendo io che sono andato da lui è normale che vi siano delle posizioni già predisposte.

In effetti nulla nei nostri regolamenti vietava quel piazzamento così anomalo. Disperato osservo che comunque per tutte le nostre armi sono previste regole per il loro trasporto e lassù quel cannone non poteva averlo trasportato nè con i camion nè con gli uomini. A quel punto lui, con un sorriso beffardo, da dietro un anfratto creato da un cuscino appoggiato tra spalliera e parete, prende due informi e sgraziati muli di pongo e mi fa vedere come il cannone poteva essere smontato e caricato, prende poi un terzo mulo, carico di munizioni……. mi aveva fregato……… avevo sbagliato a parlare di trasporto.

Fu un disastro, dal basso e in posizione scomoda non avevo la minima possibilità di colpirlo mentre lui con il terzo colpo distrusse già il mio 2° cannone. Dovetti ritirarli. Sotto la copertura di quel cannone le sue fanterie occuparono posizioni dominanti e quando finalmente finì le munizioni le mie truppe erano decimate e troppo deboli per contrattaccare, anche perché esposte a micidiali fuochi incrociati.

Da allora imparai la possibile doppiezza dei regolamenti.

Quell’esperienza fu però salutare per altro verso. Invidiai molto la bellezza di quel cannone e decisi di raffinare anch’io le mie truppe.

Inserii nei pantaloni della divisa le ghette all’inglese, il rozzo fucile fu sostituito dalla riproduzione di un “Garand” (composto, senza baionetta, di 9 elementi per 2,7 cm di lunghezza), i nuovi cannoni erano degli obici di tipo statunitense da 105mm con ammortizzatori, recupero di fumo, manovelle ecc.

I soldatini diventavano pian piano sempre più d’effetto a scapito del tempo e…. dello studio…….

Ora i battaglioni sono 12 di tutte le specialità

Le divise sono state aggiornate sostituendo le ghette con gli anfibi, i “FAL” hanno sostituito i “Garand”, alcune unità sono ora equipaggiate con tute mimetiche e baschi.

I mezzi sono di ogni tipo: cannoni, carri armati, cingolati, camion, campagnole, ecc. ma ormai, nonostante il loro numero e il poderoso equipaggiamento, da anni non vanno più in battaglia, ma si limitano a fare solo qualche parata per il 2 giugno.

Oltre a questo esercito di tipo moderno ho realizzato altri eserciti anche se meno numerosi:

antichi: romano-greco-barbarici

risorgimentali: austro-franco-piemontesi

settecenteschi: franco-inglesi

navali antichi: galere-galeoni-vascelli

navali moderni: portaerei, corazzate, incrociastori, ecc.

Di questi sono rimasti solo pochi pezzi in quanto, ogni volta che volevo fare un nuovo esercito riciclavo gran parte della plastilina dai vecchi. Gli unici a non essere stati mai distrutti sono stati i soldatini moderni

La maggiore difficoltà nell’utilizzo di questi altri eserciti era nell’elaborare un regolamento che fosse al contempo semplice e realistico. Le continue discussioni portavano poi all’abbandono di quel tipo di scontri.

Preciso che le nostre battaglie non avevano nulla di storico, ma solo l’ambientazione e cioè divise, armi e un modo di combattere che mutuava quanto si vedeva nei film.

Enrico Granata.